Fonte: “La discussione”, 16 giugno 2011, p. 7
La cosiddetta primavera araba, foriera di rivolte contro l’oppressore in Nord Africa e Medio Oriente, c’entra ben poco con i blogger e i social network. In effetti, organizzare un moto di popolo via Internet – sulla falsa riga dei no global in occasione dei G8 – in Paesi dove la diffusione del web è scarsa sarebbe un’impresa davvero ardua. Pertanto, la protesta di massa che ha riempito le piazze di Egitto, Tunisia, Libia, Yemen, Bahrein è stata organizzata dagli islamisti, dalla Fratellanza musulmana. È questa l’analisi fornita da due studiosi, Daniele Scalea e Pietro Longo – redattori della rivista di geopolitica Eurasia e rispettivamente segretario scientifico e ricercatore del neonato (libero e indipendente) Istituto di alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie (Isag) – nel libro “Capire le rivolte arabe: alle origini del fenomeno rivoluzionario” (Avatar-Isag, 164 pagine, 18 euro). Nella quarta di copertina gli autori si chiedono: “Sappiamo davvero perché queste rivolte stiano scoppiando? Conosciamo veramente i nostri vicini arabi, le loro aspirazioni e gl’ideali che li animano? Ci rendiamo conto di quale potrebbe essere il volto del mondo quando l’ondata della rivolta avrà finito d’abbattersi sulla regione?”. “In questo libro – proseguono – si cerca di fare chiarezza, in una veste agile e sintetica, ma discostandosi dalle semplificazioni giornalistiche e dai proclami romantici per concentrarsi invece sulle dinamiche politiche, economiche e strategiche in atto”. Il punto sta proprio qui: su queste rivolte si è detto e scritto tutto e il contrario di tutto, che sono pilotate per fare gli interessi delle lobby del petrolio, per contrastare gli interessi europei nel Mediterraneo, che – al contrario – sono scaturite da un anelito di democrazia. In ogni caso, affermano Scalea (storico) e Longo (arabista), non è stata detta la verità, complice anche un diffuso pressappochismo dei media occidentali. La verità è che gli islamisti hanno presa sulla popolazione, perché propongono uno stato sociale da contrapporre a liberalizzazioni e asservimenti pedissequi alle potenze straniere. La Fratellanza musulmana – nata in Egitto, dove probabilmente cercherà di organizzare un nuovo assetto sociale sul modello della Turchia – attiva nell’istruzione, nella sanità e nel sociale in genere, si sta ramificando in tutto il mondo islamico e recluta sempre più sostenitori proponendosi come unica alternativa possibile per il bene del popolo.