Ora è ufficiale: il nuovo presidente del Perù è Ollanta Humala. Nell’ incertissimo ballottaggio per le presidenziali tenutesi il 5 giugno, infatti, l’ ex militare presentatosi con la coalizione di sinistra Gana Perù ha battuto di un piccolissimo scarto percentuale la contendente Keiko Fujimori, figlia dell’ ex dittatore Alberto Fujimori. La vittoria sul filo del rasoio di Humala dimostra che il paese sudamericano è diviso politicamente in due parti ed il neoeletto presidente sarà chiamato quindi a conquistare nei prossimi anni, con la sua politica di governo, l’ altra metà dell’ elettorato.
Voglia di cambiamento
<<Continueremo le cose buone che sono state fatte e correggeremo quelle sbagliate>> e ancora <<creeremo un governo di concertazione rappresentativo delle forze democratiche e aperto alla società civile>>. Sono state queste le prime parole da presidente di Humala, ancor prima che si ufficializzasse il risultato elettorale. Lo stretto margine del 3% circa con il quale ha vinto queste elezioni non gli permetterà, comunque, di dormire sonni tranquilli. Per questa ragione il nuovo presidente dovrà guadagnare consensi “on the road” e contare nel Congreso sull’ alleanza politica con Perù Posible di Alejandro Toledo, altro candidato presidente al primo turno e sostenitore di Humala al ballottaggio.
Le ragioni della sua vittoria possono essere ricercate nella voglia di cambiamento germinato nella società peruviana. Molti analisti sostengono che sostanzialmente i votanti non si sono fidati fino in fondo della Fujimori, per il fardello costituito dall’ eredità del fujimorismo, ed hanno dato fiducia alle promesse di Humala di dare al paese una crescita econimica nel rispetto dell’ inclusione sociale, della riduzione delle disuguaglianze sociali e della costituzione di un governo di concertazione nazionale. Molti peruviani infatti non hanno visto i frutti della grande crescita economica avuta dal Perù, una crescita che si aggira intorno al 5% medio del PIL negli ultimi dieci anni, ma che comunque ha lasciato un terzo della popolazione nella povertà.
Lo scetticismo del mondo produttivo
Il neopresidente dovrà, nei prossimi cinque anni, non solo mantenere le promesse fatte ai suoi sostenitori ma anche dare segnali importanti alle elitè del paese che non hanno visto di buon occhio la sua elezione e che aspettano i primi passi che farà il governo soprattutto in economia. Nonostante Humala abbia dichiarato di voler sviluppare “un’ economia aperta e di mercato” e “relazioni di fratellanza con ciascuno Stato della regione”, gli investitori ed industriali del paese nutrono molti dubbi. La sua storia politica, infatti, ha rivelato sin dall’ inizio un volto anticapitalista e nazionalista, tendente ad una chiusura verso il libero mercato. Così gli esperti sostengono che per “tagliare la testa al toro” sarebbe opportuno che il neopresidente rendesse pubblici i nomi del primo ministro, del ministro dell’ Economia e del presidente del Banco Central che intende nominare. I profili di questi personaggi dovrebbero essere moderati, così da rafforzare la fiducia degli investitori su una politica di continuità che ha consentito al Perù, soprattutto grazie alle esportazioni di minerali, di essere uno dei paesi a maggior crescita economica negli ultimi anni. Questo tranquillizzerebbe i mercati e una parte dell’ establishment in subbuglio.
L’ avversione del mondo imprenditoriale ha inoltre obbligato l’ uscente governo Garcìa a promettere l’ adozione di eventuali misure nel caso in cui ci fossero delle ripercussioni sul mercato nazionale a causa dell’ elezione di Humala. Cosa che poi è puntualmente avvenuta. Alla notizia della sua vittoria, infatti, la borsa di Lima ha registrato la più grave perdita della sua storia.
Mantenere le promesse
Infine, la più grossa sfida che dovrà affrontare Humala sarà quella di mantenere le promesse fatte al suo elettorato: il “pueblo”. Oltre a ribadire una lotta senza quartiere alla corruzione, piaga endemica nella pubblica amministrazione dei paesi latinoamericani , la svolta tanto attesa riguarda il programma riformista. Diversi sono, infatti, i settori della società che abbisognano di un cambiamento dal nuovo governo. Dai servizi pubblici all’ educazione, che situa il Perù agli ultimi posti per qualità nella regione latinoamericana. Per non parlare dei necessari interventi nelle aree della salute, della sicurezza e dei servizi essenziali, dato che solo un peruviano su cinque, ad esempio, ha diritto ad un sussidio sociale.
Humala si siederà sul “Sillòn de Pizarro” a partire dal 28 luglio. I suoi sostenitori e l’ altra metà dei peruviani osserveranno, impazienti, ciascuna delle sue prossime mosse.
*Alfredo D’Alessandro, Dottore in Giurisprudenza